Al cimitero di Panza la cagnolina è di casa dal 2009, anno in cui morì l’uomo. I custodi: “L’abbiamo adottata, a noi sembra un miracolo”

di PASQUALE RAICALDO

Una veglia lunga dieci anni. A quattro zampe. E una storia sorprendente, che arriva dal cuore contadino dell’isola d’Ischia, dove anche un cimitero, affacciando sul mare azzurro, sa custodire insospettabile bellezza. La protagonista si chiama Nicoletta ed è uno splendido meticcio, docile e affettuoso, che ha eletto a sua dimora il cimitero della piccola frazione di Panza, a Forio, a partire dal giorno in cui morì il suo padrone: era il 29 gennaio 2009, dieci anni dopo è ancora qui che scodinzola in cerca d’affetto, accucciandosi per lunghe ore proprio davanti alla tomba di Alfred, l’uomo di origini tedesche cui Nicoletta era legatissima: con la sua scomparsa, il cane si ritrovò inesorabilmente solo.

“E ha iniziato a girovagare tra le tombe, nel cimitero, riconoscendo il luogo in cui è sepolto il padrone”, ricorda Nicola, già custode del cimitero di Panza, uno di quelli che ha adottato Nicoletta, provvedendo a darle da mangiare per anni e trovandole riparo nei lunghi inverni. Con lui anche la Lega del cane e tanti amici, come Enrico, che gestisce una pensione a pochi metri e che, accarezzandola, racconta entusiasta: “Nicoletta è un tesoro, un cane docile e sensibile, che a volte resta per ore sulla tomba del suo amato padrone, cui è evidentemente rimasta affezionata anche dopo la morte: a me sembra quasi un miracolo”.

Una storia a tratti sorprendente, che ha spinto il consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli a invitare “turisti e residenti a prendersi cura di Nicoletta nella vecchiaia (il cane ha 12 anni, ndr) e di non lasciarla sola, così come lei non ha lasciato solo chi l’ha tanto amata”. E che vanta precedenti illustri, a cominciare da Hachiko, una vera e propria icona di fedeltà a quattro zampe: alla morte del padrone, per dieci anni continuò ad attenderlo invano alla stazione giapponese di Shibuya, dove l’uomo prendeva abitualmente il treno per andare al lavoro. Ad Hachiko fu dedicata una statua, letteratura e cinema si ispirarono alla sua storia.

“E anche Nicoletta, quando sarà, merita di essere ricordata in questo cimitero che è la sua casa”, spiegano i custodi. C’è della suggestione, senz’altro, ma è provato che l’empatia e la consapevolezza dei limiti della durata della vita non sono un’eccezione nel mondo animale: gli elefanti, per esempio, vegliano a lungo su compagni di branco morti e tra gli animali domestici, cani e gatti in primis, il decesso di un simile o del padrone – confermano gli esperti – può accompagnarsi a comportamenti quasi umani, dal rifiuto del cibo a profondi lamenti. Fino, appunto, all’accompagnamento al funerale: nel 2015 fece notizia la presenza di un cane randagio, nella cittadina sannita di Arpaia, ai funerali di una donna, Giuseppina Laudando, che se ne prendeva amorevolmente cura.

“Mia zia  –  raccontò il nipote della defunta  –  gli dava da mangiare e lo coccolava. E dopo la funzione, il cane si è addirittura unito al corteo che accompagnava la salma al cimitero per dimostrare la sua gratitudine a chi gli ha sempre voluto bene. Non ci spieghiamo una cosa: mia zia era stata in ospedale qualche giorno, prima di spirare. Ma il cane si è presentato puntuale in chiesa, per il funerale, come se una sorta di sesto senso lo avesse condotto lì”. Ma la storia più singolarmente vicina a quella dell’ischitana Nicoletta è senz’altro quella di Capitan, un meticcio che per 10 anni vegliò, in Argentina, la tomba dell’uomo che l’aveva accolto in casa, Miguel. Legami inscindibili tra uomini e animali. Come per il meticcio che intenerisce Ischia, “adottato” dal piccolo cimitero di Panza dov’è sepolto Alfred, il suo indimenticato padrone.

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