questi giorni senza rischi: storie di come i “pelosi” ci stanno tenendo alla larga dallo spleen.

Ci stiamo riscoprendo animali gregari. Viviamo in branchi, a volte rissosi, ma da soli non ce la possiamo proprio fare: il contatto con altri corpi è necessario per il benessere mentale. E poiché agli altri umani non possiamo avvicinarci, i protagonisti della nostra vita da reclusi stanno diventando tutti quegli esseri viventi che non ci possono contagiare: il cane, il gatto, il coniglio, whatever. Sono morbidi e caldi, sono dei therapist naturali, alzano persino le difese immunitarie, sono diventati come i cuscini dei nostri divani. Per chi si chiede posso portare a passeggio il cane? la risposta è sì, i cani, per molti sono diventati la scusa per uscire a fare due passi perché ai bisognini non si comanda (produzione di meme con tariffe per affittare il cane: livello pro). I pensionati sopra i 65, quelli nell’età a rischio, hanno un po’ di paura a scendere in strada nelle città e per questo la ricerca di dog sitter disposti a far fare una sgambata ai cani altrui è aumentata. Peccato che si sia ridotta l’offerta. Tutte le piattaforme di smistamento di richieste online che abbiamo contattato non rispondono alle email e al telefono. Forse perché chiuse in quanto servizi “non di prima necessità”? O forse perché i dog sitter scarseggiano, poco entusiasti di entrare nella case altrui? Molti anziani possono solo contare sulle iniziative di privati nate spontaneamente, volontari che interrompono la segregazione e, armati di mascherina e guanti, portano giù il cane del vicino gratuitamente. Di questo brutto periodo, ciò che ricorderemo con piacere sarà la scoperta dell’altruismo che tenevamo nascosto.

Quello con gli animali, oggi, è un volontariato a doppio senso. “Ugo ha 5 anni, non è un cucciolo ma è molto popolare perché si comporta ancora come se lo fosse”, racconta Elisa Fabbri di Bologna, formatrice aziendale. “Lo abbiamo soprannominato ‘il cane della Mutua’ perché, grazie alla sua capacità di donare il buonumore, già in passato è stato portato a casa di chi in famiglia ha bisogno di conforto. Papà è in pensione e già si annoiava di suo, figuriamoci in questi giorni che lui e mamma sono segregati. Per cui Ugo l’ho prestato a loro. Li abbiamo riforniti del suo cibo e dei suoi giochi preferiti, papà lo porta a spasso tre volte al giorno e quando io e io marito vogliamo vederlo chiamiamo i miei su WhatsApp, lui sente la nostra voce e si guarda intorno, cercandoci. Insomma, fa la sua parte”. Gianna, in un capoluogo della Sicilia (“per favore non scriva il nome della città, non tutti apprezzano ciò che facciamo”) è invece preoccupata per la colonia felina di cui si prende cura da anni come volontaria con altre persone, un branco di micetti ai cui si dovrebbe della gratitudine “perché hanno risolto il problema dei ratti nel quartiere meglio delle disinfestazioni comunali”, dice Gianna. “Sono circa 7 gatti, gli diamo da mangiare due o tre volte al giorno e quando se ne aggiunge uno abbandonato, lo sterilizziamo a spese nostre. Il problema è che il nostro comune non ha adottato l’ufficializzazione delle colonie. Così nessuno di noi ha il patentino e ora che bisogna avere un motivo serio per uscire, dobbiamo portargli da mangiare di nascosto, rischiando la denuncia anche se nella nostra città non c’è nemmeno un contagiato”.

E poi ci sono i pet che hanno stravolto tutti i loro programmi come i calciatori di serie A: sono i cani che gareggiano per la disciplina dell’Agility Dog, quelle corse a ostacoli per cui alcuni cani vanno pazzi perché combinano movimento, istinto della caccia e il gusto di compiacere il capobranco umano: “Per noi dell’agility questo è un periodo dell’anno molto delicato”, spiega Flavia Militto, 20 anni, che nel suo cv vanta già il primo posto al Campionato Europeo Juniores 2013 in Svizzera, con il cane Max, e il terzo posto a quello del 2017, a Lussemburgo, con la “cana” Ira. “A marzo erano previste le prime gare di selezione per entrare a far parte della squadra nazionale che parteciperà agli europei in Inghilterra, a luglio, e ai mondiali ad ottobre. Ovviamente: tutto annullato. Inoltre, a maggio dovrei partire per un mondiale in Belgio… ma se le cose non migliorano sarà annullato”. Flavia, che normalmente si allena con i suoi cani atleti nel centro Why Not Dog di Vittorio Papavero, nel Lazio, ora è in casa con tutti loro, che sono cinque: “fino alla scorsa settimana ci siamo potuti allenare, ma da lunedì 9 marzo tutti i centri di addestramento sono stati chiusi, quindi tutti a casa. Non è facile con cinque cani, soprattutto perché sono tutti cani “da lavoro”, abituati a fare attività fisica tutti i giorni. Ci stiamo organizzando e facciamo dei piccoli esercizi in giardino, ma sarà dura arrivare al 3 aprile. I più grandi, come Ira, che ha 8 anni e mezzo, e Mork che ne ha 8, non disdegnano il divano, ma le altre tre sono praticamente delle “adolescenti”, e come tali, hanno l’argento vivo addosso. Molti allenatori stanno organizzando delle classi online a pagamento, ma per seguirle dovremmo avere il campo di agility a casa. Vedremo come cavarcela”. Che è un po’ quello che stanno dicendo tutte i genitori d’Italia, chiusi fra quattro mura ad aguzzare l’ingegno per distrarre i bambini. Prima che distruggano la casa.

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